Cari,
Si è quindi vissuto una situazione di cui l’Italia ha il segreto. Passo sul ruolo secondo me abbastanza cinico dei diversi esponenti, sulle cause profonde o futili che hanno portato alle dimissioni di Mr D, passo sull’egocentrismo di alcuni, la vigliaccheria degli altri, e passo ovviamente sulle incantazioni che da tanto tempo circondano la figura mitica dell’oramai ex-presidente del consiglio.
Ho detto dell’italianismo dei parlamentari italiani, ma non è affatto così.
Quello che vive ora l’Italia assomiglia molto a quello che era la Francia nella Quarta repubblica. Non dico questo per dire che l’Italia è in ritardo o la Francia più civilizzata. Non ha nessun senso né nessun valore storiografico.
C’è comunque un legame: il regime è parlamentario, i partiti che hanno poche visioni e nessun progetto dirigono il paese, e sono rimasti basiti e ipnotizzati dalla figura del salvatore; poi l’hanno odiato e cacciato via, si erano spaventati dell’altro mito dei ‘pieni poteri’ già accennati da qualcheduno probabilmente meno furbo e intelligente ancora.
I partiti sono importanti, eccome; dovrebbero strutturare la vita politica di una nazione, se fossero veramente attaccati alla loro missione e non solo, come si sente troppo dire, alla loro poltrona. La loro missione è il bene della nazione e il dissenso fra di loro, sano, dovrebbe significare delle strade diverse per accedere ad esso. Purtroppo non è così. Il loro dissenso è alquanto formale, hanno poca autonomia di pensiero e di ideologia, e soprattutto la gran parte preferisce l’adesione demagoga piuttosto che lo sviluppo politico dei loro sostenitori. Mancano di lungimiranza, e noi manchiamo di prospettiva. Questo, lo condividiamo tutti, nell’intero Occidente.
In Francia i partiti della Quarta repubblica sono diventati matti e se scambiavano i portafogli ogni sei mesi a vicenda.
Poi è arrivato de Gaulle, con un’idea assai alta della nazione, e del popolo (non lo si può dare del populista), ma anche (o e anche) del ruolo di essi nel mondo, rispetto alle colonie da una parte, ai due blocchi dall’altra. Ha deciso di rompere col sistema viziato, ha rimesso i partiti al loro posto, ha creato la Quinta repubblica dove la figura di una persona dominava, ma sempre col ricorso al referendum, quindi con l’adesione del popolo, obbligando di fatto il suffragio universale laddove nessun partito lo voleva. E quando il referendum gli ha dato torto, se ne andato.
Ribadisco che venendo da una famiglia socialista, sono cresciuto, come d’altronde l’intera mia generazione, nell’odio del Generale. Poi ho capito che portata, che statura aveva (rispetto a Mitterrand per esempio, che ha una percorso molto più losco e tutto dedicato al potere personale). (Mi viene e mi colpisce adesso perché lo sto studiando per un lavoro in corso.) Come Thelonious Monk nel jazz, de Gaulle non ha avuto eredità. Ma come poteva essere diverso? E’ impossibile misurarsi a un personaggio storico come lui.
Insomma, la Quinta non è senza difetti, li costatiamo quasi ogni giorno, anche perché era stata fatta per lui, e per la sua epoca. Ma una possibile via d’uscita dell’Italia attuale, invece di sproloquiare all’infinito sulla legge elettorale, o lodare per poi disprezzare una figura come D oltre misura (cioè senza progetto politico) è possibilmente una nuova costituzione, che preveda uno spazio per un tale personaggio.
E se ha avuto un difetto lui (ne avrà sicuramente altri!), se ha commesso un errore è quello di non aver assunto politicamente il suo ruolo e la sua presenza – del resto fino all’ultimo giorno si è definito « banchiere centrale » (dice molto) – mentre uno poteva aspettare che gli spettava un ruolo decisivo…
Non di poteva certo scommettere su uno di quelli che sta saccheggiando il mondo con le sue mosse neoliberali, ma si rivela nella sua mera nudità e crudeltà l’assenza di spessore politico, che condivide, che ci piaccia o meno, con tutti gli altri.
Ma allora, uno si chiede: non c’è più speranza per i destini eroici?
Saluti,
B